Tra i progetti sociali per bambini di maggior impatto nella scorsa decade, la clown terapia ha ormai perso il suo appeal di novità e rientra ormai sempre più in un rapporto strutturato tra associazioni del terzo settore e gli organi della Sanità. Quella che poteva sembrare soltanto una “moda”, o uno scherzoso “divertissement” è oggi una realtà consolidata nell’assistenza sanitaria. E non più soltanto per bambini.

La formazione necessaria è di tipo multidisciplinare, affiancando conoscenze mediche a quelle più spiccatamente dell’umorismo, dell’interpretazione teatrale e delle arti circense in genere. Le associazioni no profit che sono nate negli ultimi dieci anni per proporre i propri clown in corsia hanno visto una continua crescita, di numero e di qualità. Se negli anni novanta l’intrattenimento ospedaliero riservato ai bambini nel nostro paese era offerto soltanto ad opera di pochi pionieri, con tantissima buona volontà ma non sempre con un profilo scientifico adatto, oggi la formazione necessaria prevede un minimo di 150 ore e sono già diversi gli atenei che offrono master in clown terapia. Le stesse strutture ospedaliere del resto, stipulano ogni anno commesse con associazioni di volontariato per garantire la presenza dei coloratissimi pantaloni nelle corsie dei loro reparti.

La riuscita di queste esperienze sono state il frutto certo di una ottima organizzazione da parte degli attori del terzo settore coinvolti in principio, ma anche dagli studi scientifici compiuti negli ultimi vent’anni nei quali si è dimostrata la capacità curativa della risata la quale agisce direttamente sul sistema nervoso, facilitando così l’attivazione del sistema immunitario, come è stato dimostrato anche recentemente nel caso delle infezioni. Eppure quando si verifica un fortissimo incremento di domanda in un periodo di tempo così breve, la possibilità che la qualità del servizio offerto scadi miseramente è sempre dietro l’angolo. Nel caso delle associazioni che si sono occupate di questi progetti sociali però il livello è stato sempre tenuto altissimo, pur aumentandone le competenze e radicalizzandone le specificità. Così oggi, associazioni che dieci anni fa offrivano le loro performance con sole tre o quattro persone, oggi possono contare su un gruppo di lavoro ben più ampio, dove le specificità non solo si suddividono per contesti operativi, ma anche al di fuori da target pediatrici, con interventi destinati ormai a qualsiasi tipologia di paziente.

I progetti sociali per anziani così vedono oggi la clown terapia affrontare anche le corsie e i giardini delle case di cura, trovando nuovi spazi e nuove applicazioni per le loro strutture organizzative. Numerosissime sono in Italia le associazioni del terzo settore che operano nell’ambito della clown terapia, offrendo spesso non soltanto l’equipe per interventi sul campo, ma anche personale specializzato per la formazione. Insomma un comparto che in una ventina d’anni ha saputo trasformasi da pionieristica importazione di realtà già presenti all’estero, in una vera e propria impresa, alzando di pari passo qualità e quantità della propria offerta.

Accanto a queste realtà già strutturate esistono però moltissime altre organizzazioni che non possono contare su incarichi già stabiliti o commesse direttamente erogate dalle strutture sanitarie, ma che ugualmente, e forse ancor più,  svolgono il loro lavoro con missionaria dedizione. Per queste associazioni culturali che spesso mettono insieme personale proveniente direttamente dal teatro e dalle arti in genere più che da un percorso medico, si rende sempre necessario la reperibilità dei fondi per portare avanti i propri progetti sociali e sempre più spesso questa attività è affidata alle piattaforme di fundraising che vanno così a soppiantare i sistemi di finanziamento porta a porta.

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Progetti sociali per bambini: la clown terapia

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