Le Fondazioni e le associazioni culturali d’oltreoceano risultano tra le organizzazioni più popolari americane, con numeri da capogiro capaci di creare floridi baluardi della cultura.

Parlare di associazioni culturali, nel caso delle organizzazioni no profit statunitensi che provvedono alla diffusione ed alla valorizzazione della cultura attraverso la gestione di fondi di investimento e di donazioni di diverse migliaia di dollari potrebbe sembrare fuorviante, per lo meno se paragonate alla nostra concezione delle associazioni culturali. Si tratta, come spesso anche qui in Europa, di apparati complessi dove esiste una commistione tra associazioni culturali e Fondazioni, ma il senso resta sempre quello di garantire l’accesso e la tutela dei Beni Culturali.

Le associazioni culturali e le Fondazioni europee dovrebbero guardare con maggior attenzione alle strategie di comunicazione e al piano di comunicazione che queste organizzazioni no profit riescono a mettere in campo, generando volumi di traffico “social” capaci di attirare l’enorme quantità di donazioni private con progetti sociali mirati e molto aderenti al territorio.

Numeri da capogiro

Il successo del loro piano di comunicazione sta principalmente nel sapiente modo di utilizzare i moderni  strumenti di comunicazione del web, con indici di volumi che sui social li portano ad essere tra le principali organizzazioni al mondo.L’impegno di creare una dimensione democratica della diffusione e della tutela della cultura la si comprende sin dalle piattaforme web dei rispettivi siti, dove le collezioni e le raccolte sono spesso disponibili e accessibili a tutti.

Il Museum of Modern Art (MOMA) risulta ad oggi la terza associazione no profit per volume di traffico complessivo sul web, con 2 milioni di “like” e due milioni e mezzo di “tweet”, istallandosi così immediatamente dietro a Unicef e HRW (Human Rights Watch), ma sono numerose le istituzioni senza scopo di lucro dedicate alla cultura presenti tra le prime 50 organizzazioni no profit al mondo per popolarità, con il Museo di Storia Naturale al 28° posto, il Metropolitan al 30° (per fare un paragone, Save the Children è al 33°), l’Art Institute of Chicago al 43°. Il Museum of Fine Art di Boston, “soltanto” al 64° posto di questa graduatoria, po’ vantare la bellezza di oltre 270.000 “like” e 100.000 “twitter”.

Quale lezione per le realtà europee?

Indubbiamente queste realtà istituzionali si offrono difficilmente per un confronto con le realtà europee; troppe le differenze di statuto, di mercato e di bacini di utenza (basti pensare che le istituzioni culturali americane sono orientate ad un pubblico “interno”, mentre quelle europee ad un pubblico principalmente estero), tuttavia questa rapida ascesa delle organizzazioni no profit legate alla cultura permette di comprendere meglio la portata dei mezzi di comunicazione digitale ancor più delle associazioni impegnate in progetti sociali tout court; la cultura infatti è di per se un ottimo “media” per veicolare informazione e creare, dunque, volume di traffico e popolarità.

La capacità di convertire tutto questo materiale in donazioni sta nella capacità di coinvolgere un vasto pubblico ai temi della cultura, compresi quelli del contemporaneo, creando così un bacino di utenza nel quale poter divenire un’autorevole influencer.

Questo, in principale modo, è ciò che ancora manca alle nostre istituzioni Museali, alle nostre Fondazioni ed alle associazioni culturali del no profit.

 

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Fondazioni e Associazioni Culturali tra le no profit più presenti sui social

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