Strategie di comunicazione: il QR code per la raccolta fondi (part II)

da | Settore di Attività, Sviluppo economico e coesione sociale, Varie, Visibilità e Comunicazione

Il QR code può essere associato ad ogni singolo evento o a una precisa campagna di raccolta fondi. In questo modo si velocizza il collegamento tra evento e crowfunding con ritorni che possono essere immediatamente rendicontati.

Un’associazione culturale decide di adibire uno dei loro ambienti per creare un campo estivo per ragazzi. Occorre allora lanciare una campagna di raccolta fondi per sostenere le spese di ristrutturazione e per l’acquisto del materiale occorrente, e per facilitare ciò, si organizza un evento appositamente, una cena per raccolta fondi, un escursione, un concerto. L’evento serve per sensibilizzare e informare il maggior numero di persone, con un piano di comunicazione che prevede appunto l’annuncio dei nuovi progetti sociale per bambini. Qualsiasi sia il materiale per la divulgazione dell’evento, da un volantino stampato o ad una semplice locandina da apporre in associazione, converrà generare un apposito QR code che riporti tutte le informazioni e il link diretto per la donazione. In questo modo la donazione non si limiterà soltanto al momento dell’evento stesso, ma cominciare immediatamente con l’avvio della campagna di comunicazione. Un bel vantaggio.

Molte persone inoltre potrebbero non esserci nel momento dell’evento, e questo renderebbe impossibile la loro donazione, anche se avessero voluto effettuarla. Certo, si potrebbe comunque ricorrere ad un versamento direttamente all’associazione, ma soprattutto se il contributo è minimo, difficilmente questo accadrà. Il QR code allora permette non soltanto di ampliare la raccolta fondi sotto il profilo temporale, ma anche di collegarla direttamente ad un piano di comunicazione, che è poi quello che agisce sotto il profilo emozionale delle persone, e quindi più facilmente si presta a divenire decisionale nel momento della donazione.

Si possono creare diversi QR per uno stesso evento. Si possono predisporre QR per donazioni standardizzate a quota fissa, ad esempio 2 o 5 euro, rinviando direttamente il donatore sulla procedura di accredito predefinito. In questo modo il donatore potrebbe davvero effettuare la donazione con la massima semplicità, direttamente dal suo smartphone, esattamente come avviene per le campagne degli SMS solidali. Gli importi predefiniti e collegati ai QR possono essere decisi con assoluta libertà da parte delle associazioni no profit, e varieranno in base al progetto sociale che si intende finanziare e in base al pubblico che si pensa di poter intercettare. Un contributo di 5 o 10 euro è la formula più utilizzata da chi si occupa della consulenza marketing per finanziamenti a progetti sociali di questo tipo. Oltre tale cifra infatti si tende a non utilizzare più il QR code, ma occorrono altri strumenti, più dettagliati e ricchi di quella presenza fisica che in un codice letto dall’occhio di uno smartphone resta chiaramente escluso. Si può parlare di questa differenza come differenza tra un contributo o una donazione vera e propria. Di contro, abbattere il contributo ad una cifra estremamente accessibile, come ad esempio 2 euro, potrebbe davvero produrre poco; se l’associazione conta un migliaio di iscritti bisogna calcolare una partecipazione attiva ad ogni singolo evento del 15-20%, il che, fatti i dovuti conti, non produrrebbe una massimizzazione della raccolta fondi. Un consulente marketing potrebbe in questi casi definire realisticamente un piano di comunicazione integrato ad una campagna crowfunding nel quale il QR code rappresenta soltanto un dettaglio, minimo ma necessario, per realizzare il proprio progetto sociale. Per lavorare su questi aspetti della comunicazione integrata non occorre inserire nel proprio business plan la voce “QR code” perché, lo abbiamo visto, il QR code è totalmente gratuito e necessita soltanto di pochi minuti per la sua generazione; questi suoi punti di forza però lo hanno sino ad ora relegato a mero orpello nella pianificazione delle campagne crowfunding da parte delle associazioni no profit, rispondendo quasi al vecchio principio secondo il quale “una automobile usata gratis non è un buon affare”, adagio già di per se trascurabile ma che nell’epoca digitale non può che far sorridere e ammettere l’esistenza di un mondo che corre a due velocità; da una parte l’innovazione sociale, le startup, la strategia di comunicazione “liquida”, e dall’altra un comunicazione sociale fatta per passaparola, per stretta di mano, per scambi che però alla fine non riescono mai a farsi rete sociale, ma procede per gruppi di persone, per amicizia, per territorio. Queste due velocità si rivedono chiaramente anche nelle onlus e nelle associazioni del terzo settore che anche sotto questo profilo, culturale, vive una fase di grande trasformazione. La verità e il futuro dell’associazionismo non è da una parte o dall’altra, ma nella capacità di saper sposare questi due mondi, questi due modi di fare impresa. A maggior ragione quando a fare impresa, è un’impresa sociale.

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