LIBANO. Spie in carne e ossa e non dispositivi elettronici dietro l’assassinio di Hassan Nasrallah

da | Pagine Esteri






della redazione

Pagine Esteri, 1 ottobre 2024 – Mentre Israele avvia l’invasione del Libano del sud cercando di approfittare della apparente vulnerabilità di Hezbollah, decapitato in pochi giorni dei suoi leader politici e militari, i media libanesi riferiscono indiscrezioni sulle indagini in corso riguardanti l’assassinio di Hassan Nasrallah, il segretario generale del movimento sciita compiuto venerdì scorso da Israele. Come lo Stato ebraico sia riuscito a conoscere con largo anticipo i movimenti di Nasrallah e a bombardare con i suoi aerei a colpo sicuro è l’interrogativo di tutti. Al momento non c’è nulla di chiaro o certo. Si sospetta però che gli israeliani abbiano ricevuto da una fonte umana ad alto livello informazioni sicure su Nasrallah che si preparava a incontrare altri leader Hezbollah.

Israele ha fatto ricorso anche alla sorveglianza elettronica, campo in cui le sue imprese private di intelligence sono tra le migliori al mondo. Ma in questo caso, sottolinea qualcuno, solo una o più persone libanesi ben inserite potevano segnalare l’arrivo di Nasrallah nel bunker di Hezbollah nel quartiere di Haret Hreik a Beirut. Decisive sono state le informazioni ottenute in tempo reale  sui movimenti di altre figure di spicco attese dal segretario generale, come il comandante del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane in Libano, Abbas Nilforushan, un capo militare di Hezbollah Ali Karaki e diversi funzionari della sicurezza. Che siano coinvolte spie libanesi lo conferma la rapidità con cui Israele ha agito: Nasrallah avrebbe dovuto fare solo una breve apparizione nella sala riunioni del bunker per approvare le decisioni riguardanti la riorganizzazione militare del partito.

Il quartier generale di Hezbollah a Haret Hreik era stato ricostruito dopo la guerra del luglio 2006 con Israele tenendo conto di rigide misure di sicurezza. L’accesso al bunker richiedeva il passaggio attraverso diversi tunnel interconnessi. Secondo il quotidiano Orient Today, 22 persone hanno partecipato all’incontro, distribuite in due stanze. Nella prima c’erano Nasrallah, Nilforoushan, Karaki e cinque stretti collaboratori del leader, tra cui il direttore del suo ufficio, la sua segretaria e alti funzionari della sicurezza del partito. La seconda stanza ospitava 14 individui, membri della guardia personale di Nasrallah. L’attacco aereo, realizzato impiegando bombe penetranti ad alto potenziale, è stato eseguito poco dopo l’inizio dell’incontro.

È opinione diffusa che solo una o più spie umane avrebbero potuto informare così rapidamente Israele della presenza di Nasrallah alla riunione, tenendo conto anche del fatto che le esplosioni dei cercapersone e dei walkie-talkie di Hezbollah provocate da Israele non molti giorni prima, avevano indotto i membri del movimento sciita a disfarsi di questi dispositivi rintracciabili elettronicamente.

La verità si conoscerà probabilmente solo tra mesi. Nel frattempo, il ruolo avuto da spie nell’uccisione di Nasrallah ha acuito la tensione tra il movimento sciita e le formazioni libanesi sue nemiche, a cominciare dalle Forze Libanesi di Samir Geagea che non hanno fatto nulla per nascondere la gioia e soddisfazione per l’eliminazione del leader avversario.

Oltre ai cambiamenti sulla scena politica libanese, l’assassinio di Nasrallah potrebbe segnare una svolta per l’intera regione, considerando l’intenzione di Netanyahu di voler intraprendere una guerra per rimodellare il Medio Oriente a danno dell’Iran, il suo nemico principale. Allo stesso tempo insieme ai negoziati internazionali sull’attuazione della risoluzione Onu 1701, il premier israeliano intende reclamare il rispetto della risoluzione 1559 che prevede il disarmo di Hezbollah e lo smantellamento delle sue capacità militari.

Il movimento sciita, da parte sua, ha iniziato a riorganizzarsi internamente ed è in corso un coordinamento con l’Iran per ristrutturare la sua leadership politica e militare. Allo stesso tempo Teheran è divisa su come rispondere all’assassinio di Nasrallah e, a fine luglio, del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh sempre da parte di Israele. Il presidente iraniano Massoud Pezeshkian e i suoi consiglieri hanno messo in guardia dal rischio di una guerra distruttiva con Israele o gli Stati Uniti se ci fosse una violenta rappresaglia per l’uccisione di Nasrallah. Le Guardie Rivoluzionarie invece invocano una risposta dura a Israele. La decisione finale spetta alla Guida Suprema dell’Iran Ali Khamenei.






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