È sempre più diffuso l’affidamento di zone verdi cittadine alle associazioni no profit che ne fanno richiesta. In questo modo la cura del territorio di un progetto sociale si sposa con tematiche che sembrano sempre più urgenti. Come quella dell’obesità infantile.

Nel bilancio delle amministrazioni comunali la spesa della manutenzione e della cura delle zone verdi subisce sempre il peso maggiore del taglio alla spesa pubblica. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e non riguarda soltanto le piccole aiuole, ma anche i parchi medio-grandi. Così, già da diverso tempo, sono i comitati cittadini o di quartiere a prendersi in carico l’onere della gestione delle zone verdi, ma si tratta sempre di interventi circoscritti, al limite della gestione condominiale.

Le associazioni del terzo settore hanno così risposto ancora una volta ad un esigenza sociale, e l’affidamento di molti parchi ad associazioni di volontariato o onlus hanno immediatamente messo in piedi, oltre alla manutenzione dei beni affidati, interessanti progetti sociali per bambini volti all’educazione motoria dei primi anni. L’obbiettivo di molte realtà di questo tipo è quello di contrastare il rapido aumento dell’obesità infantile con la sensibilizzazione all’attività fisica all’aperto. Se la struttura dell’associazione lo consente, un discorso di questo tipo può facilmente mettere in correlazione e comunicazione diversi ambiti tematici, sino a quelli scientifici e medici, con attività che sappiano illustrare anche quali sono le regole di una corretta alimentazione.

Non si tratta dunque per forza di associazioni sportive dilettantistiche, ma riguarda più da vicino associazioni che operano nel sociale, rispondendo a bisogni sociali e offrendo adeguate risposte che riescano ad essere vantaggiose da diversi punti di vista, come il prendersi cura dei parchi cittadini (valorizzazione e tutela del bene comune di una comunità) e creare sensibilizzazione e conoscenza su tematiche di educazione motoria e alimentare. Non solo, ma la possibilità di affrontare campi di impegno sociale così distinti potrebbe essere un’ottima occasione anche per le associazioni più piccole per costituire una rete sociale del terzo settore che operi sul territorio (ad esempio con sinergie tra associazioni di promozione sociale e ASD) e riuscendo così a proporre progetti sociali più complessi, integrati, al fine di ottenere in questo modo maggior appeal nei confronti delle amministrazioni che dovranno decidere se affidare o meno il bene, seppur temporalmente.

Il laboratorio 0246 di Treviso è ad esempio un caso che andrebbe osservato con attenzione da chi ha in mente di intraprendere un progetto di questo tipo. Si tratta di una realtà molto strutturata, capace di poter anche vantare un Presidente-testimonial di respiro internazionale come la schermitrice Valentina Vezzali, ma che ha al suo interno una distribuzione di professionalità e di competenze che permettono alla onlus 0246 di essere presente anche in ambito scientifico con pubblicazioni e con progetti integrati dedicati alle scuole. Il Primo Sport è il parco inaugurato nel 2010 per promuovere le attività motorie dei bambini di fascia d’età 0-6 anni, su un’area di 2000 metri quadrati attrezzati con 4 percorsi specifici: manualità, mobilità, equilibrio, gioco simbolico.

Nell’ambito di una strategia di comunicazione per il terzo settore il progetto Primo Sport intende operare soprattutto su due fronti, il primo, in ambito di ricerca con una collaborazione con l’Università di Verona, e il secondo, che risponde ad una vocazione spiccatamente sociale e mira all’esportazione dell’esempio di Treviso anche in altre città italiane, come è già accaduto a Roma dove è stato realizzato un secondo parco di Primo Sport con un’area attrezzata però direttamente dal Comune.

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Progetti sociali nei parchi d’Italia

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