Le imprese del terzo settore, rappresentano l’arma più acuta per ridefinire i concetti di democrazia e di giustizia sociale, proprio lì dove le organizzazioni criminali sono strettamente legate al territorio, con una forte ramificazione nello stesso tessuto amministrativo sino a costituire “uno stato nello stato”.

L’ultimo caso è di appena pochi giorni fa. Alla cooperativa sociale dei disabili “Ottavia” del Consorzio Meridionale Sociale della provincia vesuviana, è stato rubato il furgoncino con il quale otto ragazzi down avevano ottenuto dal comune di Somma Vesuviana l’incarico per la raccolta di carta e cartoni. Furgoncino nuovo, che era stato acquistato dopo la distruzione, da parte di ignoti, del primo. Può sembrare un dettaglio poco rilevante (ma i 20 mila euro del costo del furgone speciale per una piccola associazione non lo è per nulla), eppure è indubbio che per la criminalità anche un’attività così marginale rappresenta un serio rischio di delegittimazione.

I casi di furti, danneggiamenti e intimidazioni da parte della criminalità organizzata alle associazioni No Profit, alle Onlus ed alle associazioni di volontariato in generale, sono sempre più all’ordine del giorno e riguardano quasi sempre proprio quelle associazioni o cooperative sociali più piccole, quindi con meno risorse e maggiormente danneggiate.

Il vantaggio economico è quindi secondario rispetto all’azione camorristica intrapresa, che evidentemente non vuole, con la sua criminale azione, rivendicare la gara d’appalto persa, ma ciò che mina profondamente le organizzazioni criminali in questi piccoli progetti è il loro controllo sociale, unica vera e propria ricchezza di un’organizzazione territoriale.

Le imprese del terzo settore, si dimostrano così i baluardi della legalità, inteso non nell’accezione legislativa, ma nella sua valenza in quanto “legame” tra persone. Le associazioni di volontariato a Caserta (un territorio nel quale il consenso sociale è fortemente combattuto tra stato e contro-stato), conoscono molto bene l’importanza di questa “lotta” strategica e lavorano in una rete associativa che è indubbiamente la più importante sotto il profilo della comunicazione sociale rivolta contro le mafie, con una rete di associazioni imperniate intorno a “Libera”.

La rete sociale nel terzo settore allora non è più soltanto indispensabile per rafforzare il partenariato associativo, ma diventa un’arma affilatissima per instaurare la relazione di cittadinanza evidentemente necessaria, dall’antica Grecia in poi, per ogni città democratica. La relazione tra cittadini promossa dall’associazionismo mina alla base le fortificazioni metafisiche delle mafie, prime fra tutte l’omertà.

Tutti i progetti sociali, quando realizzati in territori particolarmente esposti alle grandi organizzazioni criminali, si trovano ad operare su di un doppio livello. Sul piano della sussidiarietà orizzontale, innanzitutto, offrendo servizi alla persona, ma non meno efficace ed importante è la capacità di farsi testimoni di una possibilità che le logiche criminali non possono e non potranno mai concepire. Creare una rete associativa di relazioni tra cittadini, senza rendere profitto. E’ il bene comune.

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Le relazioni virtuose del Terzo settore

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