Il periodo pasquale è, dopo quello natalizio, quello dove è più forte la presenza e la partecipazione delle persone alle attività di fundraising. Le associazioni di volontariato e le Onlus in genere moltiplicano così le occasioni per dare visibilità ai propri progetti sociali con numerosi punti di raccolta fondi.

Nei due fine settimana che precedono la Pasqua le piazze di tutti i centri abitati si popolano dei gazebo di molte associazioni per proporre la vendita di prodotti pasquali particolari (come ad esempio le uova dell’Ail) o per chiedere semplicemente un contributo per la propria causa, forti del fatto che ci troviamo nella seconda “finestra” migliore dell’anno per sensibilizzare e coinvolgere un pubblico maggiore. A differenza del periodo natalizio però, la presenza di questi punti di raccolta non sono tanto dovute ad una vera e propria attività di raccolta fondi, ma si dividono in due macrocategorie; la prima, volta appunto alla vendita diretta di prodotti “etici” con i quali finanziare determinati progetti di ricerca, e la seconda volta invece a creare un contatto favorevole in vista dei così dette forme di finanziamento indiretto, come ad esempio il 5 per mille.

Queste due macrocategorie si prestano maggiormente a interventi strutturati, si tratta perlopiù di grandi associazioni di volontariato o Organizzazioni umanitarie, enti che possono contare su una struttura organizzativa capillare, sulla disponibilità di ingenti fondi per la comunicazione pubblicitaria e sulla partnership con industrie o con marchi capaci di poter garantire la presenza della “merce” e la sua distribuzione. Sono interventi piuttosto “regolari”, capaci cioè di attirare una bella fetta di pubblico in genere a digiuno di associazionismo, verso una donazione “una tantum”, ma che è ben codificabile entro determinati numeri. Insomma (in genere) non ci sono sorprese e i numeri di partecipazione sono sempre quelli, come dimostrano le stesse campagne pubblicitarie dedicate a queste attività. Si tratta di strategie di comunicazione estremamente canoniche, senza “strappi” e senza particolari concessioni nel proporre finanziamenti per progetti sociali innovativi, quasi come se il pubblico, tra una domenica delle palme ed una di Pasqua, voglia si partecipare attivamente ad una buona azione, ma scegliendo in genere ciò che è già ampiamente conosciuto.

Accanto a queste due macrocategorie però si collocano un’altra infinità di attività più disomogenee, e quindi spesso anche più interessanti, condotte dalle associazioni o dalle cooperative sociali di minori dimensioni, i quali interventi i in genere sono di tipo territoriale. Queste attività sono rivolte specialmente a cogliere proprio la “finestra” straordinaria della Pasqua per una raccolta fondi ordinaria, dunque principalmente si tratta di una sensibilizzazione al tesseramento o ad un contributo libero per sostenere l’esistenza stessa dell’associazione. Non sono però rari i casi nel quale una lungimirante attività di programmazione, all’interno dell’associazione, abbia messo in campo una vera e propria strategia di comunicazione con l’ausilio di strumenti esterni, come nel caso delle associazioni culturali che propongono i prodotti dell’artigianato locale o enogastronomici, proponendo così un’attività di mercato che ripropone quella nazionale delle grandi Onlus, ma su un registro molto più piccolo. Anche nella presentazione dei progetti sociali, le piccole realtà associative, slegate dalla logistica della programmazione, sembrano saper osare di più. In piccoli opuscoli pieghevoli impilati sotto i gazebo, spesso si celano degli importanti e ambiziosi progetti per la collettività. Ed è sempre una bella scoperta.

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Fundraising di Pasqua

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