Le associazioni di volontariato sono la spina dorsale del terzo settore, e non solo. Il loro impegno e la loro capillarità sono garanzia di una fiducia nel mondo che spesso, in questi tempi, viene sempre più ad essere messa in discussione. Un progetto di un’associazione milanese accompagna i ragazzi con fragilità specifiche all’orientamento in una metropoli.

Nel mese di aprile l’associazione di volontariato Protezione Civile Paracadutisti Lombardia in collaborazione con l’Associazione Nazionale Voloire, hanno lanciato sulla piattaforma Eppela la loro campagna di raccolta fondi per promuovere e diffondere il loro progetto sociale denominato “OrientaMI”, dove per “MI” viene indicata la mobilità della metropoli lombarda. Il progetto è stato studiato per aiutare i ragazzi adolescenti o con fragilità specifiche a prender confidenza con la propria città, nel contesto della mobilità, al fine di aiutarli ad un pieno inserimento nel tessuto sociale. Il progetto prevede la creazione di piccoli gruppi di lavoro che saranno “istruiti” ed accompagnati dai volontari. La durata di questa prima parte del progetto prevede 4 incontri quindicinali e la cifra richiesta nella campagna di fundraising (appena 1.600 euro) servirà per pagare i biglietti per gli spostamenti e la stampa di carte di orientamento specificatamente studiate per permettere anche ai giovanissimi viaggiatori di cominciare a studiare interscambi e terminali del sistema di mobilità cittadino più ampio d’Italia.

Il video di presentazione, estremamente didascalico e poco incline ad un approccio persuasivo, racconta molto bene quali sono, o possono essere, i disagi dei primi spostamenti urbani in età adolescenziale, ma l’iniziativa di questa associazione di volontariato, messa su con poco proprio per contenere i costi, ci pare davvero una buona pratica, un buon progetto sociale estensibile anche su molte altre città. L’idea non è certo innovativa, ma ricorrere ad una piattaforma come Eppela, per provare a finanziare con una raccolta fondi esterna un progetto di questo tipo, forse si. Il metodo di partecipazione è infatti costruito fondamentalmente sul merchandising, il che è assolutamente nella normalità delle cose per iniziative di raccolta fondi di questo tipo. Le t-shiirt e le felpe dell’associazione vengono così offerte ai sostenitori più generosi. In questo modo l’associazione oltre a proporre e realizzare un progetto sociale di indubbia utilità, veicola anche in maniera forte e persuasiva il proprio stesso marchio, rendendosi riconoscibile e creando una rete di “supportes” trasversale. Se poi il progetto potrà andare avanti o meno questo dipenderà molto dalla possibilità di essere finanziato (la raccolta fondi infatti oltre ad agevolare il progetto già in essere dovrebbe sondare anche la possibilità di ripetere o meno questo esperimento) con i fondi del comune, perché non si può pensare di strutturare un progetto sociale nel tempo unicamente sulle campagne di fundraising (e non è questo lo scopo del fundraising).

Pensando alla forte criminalità infantile e adolescenziale che si sta diffondendo nelle periferie dei grandi centri urbani, la creazione da parte di associazioni di volontariato di  progetti sociali che possano aiutare i ragazzi ad un inserimento non traumatico nella complessa rete dei mezzi di trasporto può anche fornire quelle informazioni di cui spesso sono sprovvisti, rendendo così impossibile il ricorrere alle strutture di vigilanza quando entrano nel bersaglio delle così dette “baby gang”. Inoltre, progetti come questi possono fornire anche quell’educazione “visiva” per cominciare a “saper vedere” il pericolo prima che accada, un elemento importantissimo per la vita metropolitana dei ragazzi e da non trascurare per sapersi orientare.

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Le vie delle associazioni di volontariato

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