Un progetto di co-housing realizzato da un consorzio di cooperative sociali milanesi rilancia lo strumento  del condominio solidale come innovazione sociale nel terzo settore. Un connubio tra diverse associazioni no profit che permette di coniugare inclusione sociale e accoglienza.

È stato inaugurato appena ieri, nel quartiere greco di Milano, l’ultimo progetto di co-housing in Italia, un progetto sociale fortemente voluto da tre cooperative sociali milanesi; Spazio Aperto Servizi, Cascina Biblioteca e Farsi Prossimo. La realizzazione di questo progetto vanta però già una lunga storia alle spalle quando, cinque anni fa, le tre cooperative sociali hanno dato vita ad un consorzio di cooperative sociali Oikos con il quale hanno cominciato a lavorare al progetto di co-housing, grazie all’affido, da parte della Curia, di una palazzina che versava, allora, in condizione d’abbandono. L’affido da parte della Curia è stato concesso per 30 anni sotto forma di donazione modale del diritto di superficie, e da quel momento il consorzio Oikos ha cominciato a lavorarvi per la ristrutturazione grazie anche al coinvolgimento di numerosi partner quali Fondazione Cariplo, Fondazione Banca del Monte di Lombardia e Enel nel Cuore, ai quali si sono poi aggiunte le aziende che hanno donato i propri prodotti per arredare gli ambienti come Daikin Italy, Schindler, Zucchetti e Cooperative Ceramiche d’Imola.

Dunque si  tratta di un progetto sociale che unisce e permette di concertare il lavoro di tre tipologie di partner, Fondazioni, Imprese for Profit, associazioni no profit, cooperative sociali e la Curia che con la Parrocchia di San Martino in Greco, adiacente alla palazzina donata, consentirà una maggiore inclusione da parte degli “ospiti” presso la comunità territoriale. La stessa ristrutturazione del resto è stata possibile grazie all’intervento di altre due comunità particolarmente attente alle emergenze sociali; La Comunità di Sant’Egidio e la Fondazione Idea Vita.

Oikos si pone come un progetto strutturato attraverso una rete sociale tra soggetti molti diversi tra loro ma accomunati tutti da un unico impegno; avviare uno dei pochissimi casi di co-housing in Italia. Il co-housing consiste nel realizzare insediamenti abitativi che prevedono spazi di condivisione accanto agli alloggi privati, abbattendo notevolmente i costi di gestione e attivando automaticamente i processi di aggregazione. Questo sistema abitativo seppur mediamente diffuso nel nord Europa è ancora scarsamente utilizzato in Italia dove soltanto negli ultimi cinque-dieci anni si è cominciato a parlarne come di uno strumento di innovazione sociale nel terzo settore efficace soprattutto per realizzare progetti di condivisione e di integrazione.

L’innovazione sociale nel terzo settore può effettivamente avvalersi di questi strumenti imprenditoriali lì dove i progetti si dimostrano validi e riescono a costituire non solo un consorzio di cooperative sociali, ma anche una rete di partner tra profi e no profit capace poi di caricarsi gli oneri di un progetto così ambizioso. La cooperativa sociale Oikos ha lavorato proprio in questa direzione riuscendo alla fine a realizzare un condominio solidale nel quale si trovano un catering solidale di donne rifugiate, il M’ama Food, e tre piani nei quali sono state realizzate unità abitative per persone con disabilità lieve, per rifugiati e per adulti in difficoltà. Si tratta per tutti di programmi temporanei con i quali si da la possibilità alle persone di reinserirsi progressivamente nella società potendo contare di una casa vera e propria.

La sussidiarietà orizzontale dei condomini solidali permettono così riqualificare aree dismesse, ristrutturare vecchi edifici disabitati e di progettare attivamente programmi di inclusione all’interno delle grandi città senza dover rinunciare agli elevati standard abitativi che una società tecnologicamente avanzata e sviluppata richiedono. Molti altri progetti di co-housing stanno nascendo in giro per il Paese, dal meridione (dove esiste un progetto di co-housing di Fondazione con il Sud) all’Umbria, a Roma, e sicuramente altri ne verranno ancora. La possibilità di avviare pratiche sociali trasversali, tra profit e no profit, sembra infatti porre il fenomeno dei condomini solidali come un vero e proprio sviluppo di innovazione sociale nel terzo settore. Perché in Italia la casa è sempre stata al centro di ogni nuovo sviluppo, sia esso urbano, edile o, come oggi, sociale.

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Innovazione sociale del co-housing

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