Recuperare la credibilità per le cooperative sociali di tipo b diviene oggi, dopo il coinvolgimento di alcune di esse negli sporchi affari di Mafia Capitale, un imperativo strategico oltre che un doveroso recupero delle istanze etiche delle associazioni no profit.

È divenuto un tema attuale ormai, la necessità di fare “pulizia” all’interno delle associazioni no profit, specialmente per le cooperative, sempre più coinvolte nei meccanismi illeciti tra politica e risorse pubbliche. Gli ultimi sviluppi di Mafia Capitale poi, hanno portato alla luce il diretto coinvolgimento anche di alcune cooperative sociali di tipo b, tendenzialmente sempre “salvate” da condotte illecite e fraudolente. Si tratta ovviamente di qualche mela marcia, ma è pur vero che la massiccia infiltrazione anche delle no profit in questi traffici è aumentata negli ultimi anni, stabilendo prassi e meccanismi che sembrano ripetersi in maniera analoga in diversi territori e contesti.

Pur se si tratta di casi numericamente deboli rispetto al numero di cooperative e associazioni no profit presenti e operative sullo stivale, emerge la chiara consapevolezza da parte degli addetti ai lavori di adoperare strategie di comunicazione e procedure di comportamento volte a recuperare la credibilità verso la cittadinanza che rappresenta, nel caso della stragrande maggioranza delle associazioni no profit, l’unica fonte disponibile per la sopravvivenza delle stesse. Insomma se si incrina la credibilità delle imprese sociali si minaccia direttamente l’intero terzo settore e la sua capacità di sopravvivenza.

Il meccanismo che è alla base di questo corto circuito, come indicano molti esperti e presidenti di imprese sociali, sta tutta nella dipendenza di alcune imprese dagli appalti pubblici. Quello che sino a dieci anni fa era soprattutto prassi per le cooperative di tipo a, con l’fferta dei servizi socio sanitari ed educativi alle amministrazioni, si è via via esteso sempre più anche alle cooperative sociali di tipo b, come nel caso della cooperativa “29 giugno” coinvolta proprio nell’istruttoria romana. Il meccanismo degli appalti conferiti senza gara si è così esteso non soltanto per fronteggiare gravi situazioni di disagio nei servizi (una prassi spesso avallata dai commissariamenti che possono avvalersi di non emettere bandi di gara per abbreviare i tempi di attuiazione), ma anche ad emergenze sociali, conferendo così gli incarichi anche alle imprese no proft e alle cooperative sociali.

Ora il dibattito verte dunque sule strategie da utilizzare per recuperare la credibilità e l’onestà intellettuale delle associazioni no profit. La risposta sembra voler tracciare una linea deontologica imprescindibile per chiunque voglia operare nel sociale recuperando una condotta etica della propria associazione.

 

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La condotta etica delle associazioni no profit

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