Quanto incide il welfare aziendale nel project management delle imprese sociali? In occasione della seconda edizione del Welfare Index PMI, il primo indice italiano di welfare aziendale, anche le aziende del terzo settore concorreranno alla valutazione delle loro politiche di welfare aziendale.

L’indagine è promossa da Generali Italia e si avvale della collaborazione di Vita, Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni. La ricerca è curata da Innovation Team, società di ricerche di mercato.

Si tratta del primo indice italiano per valutare e monitorare le politiche di welfare aziendale presenti sul territorio nazionale che, da quest’anno, è aperto anche alle imprese del terzo settore che possono parteciparvi, e concorrere in quanto è un Premio, compilando un questionario.

Ma quanto incide il welafare aziendale nel project management delle imprese sociali? Al momento non è disponibile nessuna indagine settoriale su questo parametro, e questo spiega l’importanza che assumeranno le interviste raccolte da Innovation Team da qui sino a marzo 2017, quando la ricerca si concluderà.

Indubbiamente le politiche di welfare sono ben presenti nelle cooperative sociali e nelle associazioni no profit, diremmo quasi in forma fisiologica, tuttavia l’incidenza di queste politiche interne spesso non sono strutturate, restando spesso un tratto distintivo delle imprese del terzo settore, ma non renumerativo.

In pratica si tratta di osservare quanto le politiche di welfare aziendale siano presenti nei business plan per il terzo settore. Probabilmente alla fine, se l’indagine riuscirà a raccogliere qualche centinaio di interviste tra le imprese no profit si potrà avere un quadro più chiaro in riferimento alle politiche aziendali di supporto.

Il welfare aziendale si esprime attraverso diverse aree di intervento, da quella delle politiche sociali alla sostenibilità d’impresa, alle risorse umane con la fidelizzazioni dei dipendenti, il miglioramento del benessere lavorativo (ad esempio attrezzando la propria azienda con zone di decompressione da stress, di scambio di esperienze) sino a comprendere anche aiuti economici verso i dipendenti in forma diretta che in forma indiretta come ad esempio la possibilità di instaurare partnership con altre imprese per avere sconti speciali presso determinati beni di consumo.

Nella ricerca 2016 (nel quale tuttavia non erano comprese le realtà del terzo settore) è emerso che oltre alle iniziative classiche di welfare rivolte alla previdenza integrativa, alla formazione e al sostegno alla mobilità per recarsi al lavoro, cominciano a presentarsi anche iniziative di welfare più innovative come il sostegno ai genitori e il sostegno al territorio.

Il sistema di retribuzione indiretta delle politiche di welfare sembrano oggi essere apprezzate dai dipendenti ancor più di un vantaggio economico concreto in quanto si pongono strutturalmente a sostegno del lavoratore e “risolvono” un problema specifico. Alla fine oltre ad un miglioramento complessivo del lavoro e ad una forte fidelizzazione del dipendente le politiche di welfare aziendale riescono lì dove gli incentivi in busta paga non possono arrivare; recuperare tempo per sé e per gli altri.

Nell’impresa sociale questo aspetto (il tempo) è costantemente elemento di stress per i lavoratori. Ecco perché le politiche di welfare aziendale sono, da sempre, parte costitutiva di una mission aziendale che non riguarda soltanto un determinato servizio, ma si traduce in un modo di intendere il lavoro complessivo, inglobato alla vita e non da essa disgiunto.

Tuttavia, queste pratiche del lavoro raramente trovano posto nei business plan per il terzo settore perché non sempre vengono indicizzate nei project management delle imprese sociali. Si tratta di un’anomalia di sistema che, risolta, potrebbe costituire un vantaggio enorme nella gestione dell’impresa sociale.

Vantaggio, beninteso, che è già in essere al suo interno, ma che (spesso) non compare nel bilancio annuale onlus, per intenderci. Si può prendere ad esempio le politiche “interne” di welfare aziendale che si costituiscono in maniera autonoma nell’imprenditoria sociale femminile per accudire i figli piccoli che si trovano ancora in età pre-scolare. Ma di esempi come questi, nel terzo settore se ne trovano davvero tanti.

Sarebbe quindi importante che tutte queste attività di tutela e di sostegno fossero strutturate nel project management delle imprese sociali per farle concorrere tutte, insieme, ai criteri di benessere e di pro attività delle imprese sociali.

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Welfare aziendale e project management nelle imprese sociali

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