Il crowdfunding e la salute di un Paese (I parte)

da | Settore di Attività, Sviluppo economico e coesione sociale

Parafrasando un noto passo del filosofo francese Marcel Focault, si potrebbe oggi dire che lo stato di salute di una democrazia la si misura sullo stato del crowdfunding che sa esprimere. L’analisi del report sul crowdfunding italiano del 2015.

Abbiamo già posto, in questa sede, l’importanza della diffusione della cultura del crowdfunding come uno di quei elementi che possono dare una decisa svolta ai progetti sociali del no profit. Le associazioni no profit italiane infatti dimostrano di avere una buona conoscenza dei moderni dispositivi di comunicazione ma devono ancora pagare l’arretratezza del dato culturale del Paese.

Pur se capaci di offrire progetti sociali dal buon contenuto in termini di innovazione sociale, il problema della reperibilità dei fondi necessari resta il principale ostacolo da superare.

Il fundraising permetterebbe, in via teorica, di superare questo ostacolo soprattutto per due principali motivazioni:

  • La possibilità di avviare una raccolta fondi su scala nazionale, uscendo così fuori dalle logiche (e dai numeri) ridotti delle realtà più complicate
  • Poter finalmente disporre di media innovativi attraverso veicolare i propri progetti sociali e presentarli nel modo più gradevole.

Questi due elementi rappresentano la ricetta per riuscire a realizzare, anche nella provincia più sperduta, le iniziative che le associazioni no profit presentano per fronteggiare una crisi sociale che comprende ormai qualsiasi sfera, dai progetti sociali per anziani all’inclusione, dalle attività sportive all’istruzione.

I mezzi per avviare questa vera e propria rivoluzione nella raccolta fondi per le associazioni esistono già da tempo e si stanno raffinando sempre più. Le piattaforme di crowdfunding continuano a crescere con un incremento nel 2015 del 68% rispetto all’anno precedente.

Ciò che sembra ancora mancare però nel nostro Paese è una cultura del crowdfunding, che si registra come coda del ritardo sui nuovi media informatici. È questo quello che emerge dal Report 2015 sul crowdfunding in Italia in una ricerca realizzata dall’Università Cattolica di Milano Sacro Cuore.

Gli imprenditori delle piattaforme di crowdfunding (profilo stilato dei fondatori; maschio con età media al di sotto dei 40 anni) lamentano questo ritardo che si traduce, ovviamente, anche nell’impossibilità di assistere ad un vero e proprio decollo del settore. Ciò nonostante continua a crescere non solo il numero delle piattaforme, ma anche quello delle donazioni con un +85% che farebbe girare la testa a chiunque (il valore complessivo delle donazioni è passato dai 30 milioni di euro del 2014 ai 56,8 milioni di euro del 2015).

Insomma il crowdfuinding nel suo complesso è destinato a crescere su numeri a doppia cifra ancora per parecchi anni, ma per il no profit, in termini di volumi di investimenti, non si notano le stesse accelerazioni. Come mai?

(continua…)

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