Non solo nel nostro Paese, ma in tutta l’Europa, il terzo settore deve fare i conti con una lenta, ma costante erosione della sua indipendenza politica, che coinvolge direttamente le associazioni umanitarie.

Il caso più emblematico è quello della Russia dove, da ormai due anni la maggioranza di Parlamento accusa l’opposizione di muovere contro il Paese mossa da mani, e investimenti, stranieri.

La novità, rispetto al passato, è che tali “infiltrazioni” destabilizzanti siano attribuite ai gruppi associativi, gettando scredito e soprattutto, indicando un preciso colore politico a tutto il terzo settore. La situazione russa si è così incancrenita su una diffusione, all’interno dell’opinione pubblica, di una pericolosa equazione che vede il terzo settore come attore attivo nello scacchiere politico del Paese.

Con un lento ma costante lavoro di informazione pilotata, oggi le associazioni russe del terzo settore che si occupano di diritti civili per le minoranze vengono viste da buona parte dell’opinione pubblica come minacce al sistema Paese, riportando qualsiasi lotta per i diritti ad un affare politico. Il caso più evidente è quello che riguarda le associazioni che chiedono maggiori tutele e diritti per gli omosessuali, orma visti dall’opinione pubblica come attivisti di forze straniere “occulte”.

La questione americana

Anche l’amministrazione Trump, da quando si è insediata alla Casa Bianca, sembra prediligere nell’opinione pubblica la formazione di una relazione diretta tra associazionismo e destabilizzazione del Paese, su un registro che sembra ricalcare perfettamente quello avviato dall’amministrazione Putin già da diversi anni.

Si tratta di un problema che riguarda tuttavia anche molta altra parte dell’Europa, Italia compresa. Anche da noi è cominciata da tempo una lenta e progressiva campagna volta a screditare le organizzazioni che si occupano dei rifugiati e dei migranti. L’attacco alle Ong  e alle associazioni umanitarie  che operano nel Mediterranea sta lentamente sortendo gli stessi effetti della campagna governativa in Russia.

La questione mediterranea

Dopo il caso della scorsa estate che ha coinvolto la nave Iuventa è apparso chiaro che anche in Italia il gioco che vuole screditare le associazioni umanitarie può rivelarsi un fattore politico a favore di quelle forze che catalizzano l’attenzione populista sulla questione dell’immigrazione.

Da noi come in Russia, resta da porsi la domanda a chi giova l’indebolimento del terzo settore, mediante un’azione volta a screditarlo dinanzi all’opinione pubblica? Se in Russia il disegno appare evidenziato dalla posizione di potere della maggioranza, per il caso italiano (ma per il Mediterraneo occorre parlare di un caso europeo) a chi giova una tale screditamento delle associazioni umanitarie?

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Screditare le associazioni umanitarie: a chi giova?

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