Fare Sistema; l’ innovazione sociale dei sistemi applicativi

da | Istruzione e ricerca, Settore di Attività, Varie

Le ricerche di mercato indicano nel prossimo futuro un’espansione sempre maggiore delle app per il sociale. Sistemi applicativi che si propongono come progetti di innovazione sociale permetterebbero di intercettare nuovi mercati e nuove utenze. Facendo così gola anche alle imprese for profit.

L’arrivo di Apple nella periferia est di Napoli con il suo primo centro di sviluppo iOS (terzo nel mondo) potrebbe fungere da acceleratore non soltanto per i sistemi di codice e di programmazione, ma anche per tutte quelle imprese che negli ultimi anni si stanno orientando al sociale mediante l’utilizzo delle nuove tecnologie.

L’innovazione sociale delle startup nostrane potrebbe infatti trarre massimo giovamento nel prossimo futuro dalla presenza del centro di ricerca Apple che inizierà ad essere operativo da ottobre; l’indotto che prevedibilmente anche stavolta si svilupperà intorno al quartiere della periferia est di Napoli (così come accaduto per Seattle e in Brasile) dovrebbe innescare una reazione a catena nello sviluppo di conoscenze e di capacità nel tessuto delle piccole aziende che già da anni intercettano le nuove tecnologie e i bisogni sociali con progetti di innovazione sociale.

In Italia del resto questo tipo di impresa non è decollata come ci si aspettava, le startup faticano a costruirsi un mercato nonostante siamo il paese con il maggior rapporto di smarphon/abitanti. Il motivo di questo mancato decollo è da ricercarsi proprio nella difficoltà di mettere a sistema un circuito più ampio, dovuto alla mancanza di un Polo delle nuove tecnologie in materia di applicazioni.

Tante sono infatti le idee, molte delle quali ottime, che per funzionare e veder riconosciuti i propri meriti di innovazione sociale sono dovuti ricorrere a mercati esteri o restare in quarantena per diversi anni. Si è trattato principalmente di iniziative piccole e piccolissime, talvolta frutto di applicazioni interne alle stesse associazioni no profit, o coltivate nella ristretta cerchia di una cooperativa di servizi alla persona per la quale era stata sviluppata, ma quelo che troppo spesso è mancato è stata proprio la possibilità di sviluppare i progetti, di ampliarli dedicandone tempo e risorse.

Il non sempre attento project management nelle imprese sociali nostrane spesso non ha aiutato queste realtà imprenditoriali nate dalle stesse no profit o in stretta relazione tra iniziativa personale e terzo settore, soprattutto per l’incapacità di saper e voler dialogare con il settore del profit, ricavandone le risorse necessarie per lo sviluppo degli applicativi.

Non è un caso se tra le app sviluppate per il sociale quelle che sono riuscite ad emergere sono proprio quelle nei quali i progetti sociali presentavano sin dal principio una forte connotazione imprenditoriale come Help Talk (pensata per i bambini autistici ma poi sviluppata per implementare la comunicazione tra lingue diverse) o MR Movie che offre la possibilità di vedere un film al cinema anche ai non vedenti.

C’è adesso da augurarsi che il settore dell’innovazione sociale riesca a prendere un nuovo slancio dall’insediamento della prima impresa al mondo nell’innovazione tecnologica, e il settore di maggiore espansione e ricerca, per le app, resta quello legato al sociale. Individuare un buon progetto sociale, cercare la sua connessione con le nuove tecnologie e svilupparlo poi in un mercato, forse, da domani potrebbe essere più semplice.

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