Un’indagine condotta da Duepuntozero Doxa sulla donazione online denuncia una scarsa attenzione delle associazioni no profit nella diffusione e presenza sulle piattaforme digitali. I dati relativi alle donazioni sul web sono invece più che incoraggianti.

I dati dell’indagine commissionata da PayPal e Rete del Dono a Duepuntozero Doxa devono far riflettere soprattutto gli addetti ai lavori delle associazioni no profit circa la presunta capacità di saper affrontare nuovi mercati, o se si vuole, nuovi bacini di utenza. La donazione online è infatti un fenomeno che sta crescendo di pari passo con lo shopping online (la correlazione tra queste due attività risulta idecisiva e deve essere approfondita) ma spesso non riesce ancora a fidelizzare il donatore “medio”, ovvero colui che è spinto alla donazione da particolari avvenimenti, per poi ricadere nuovamente nell’ombra. Il campione della ricerche di mercato eseguite, denominata “Donatore 3.0: barriere e opportunità nell’era digitale”, non può certo definirsi esaustivo (1.000 interviste di soggetti tra 18 e 64 anni che dovrebbero rappresentare i circa 20 milioni di internauti italiani) ma tuttavia pregevole risulta la composizione delle interviste, che indagano il fenomeno nella sua globalità, tracciando interessanti profili per il futuro.

La sensazione è che esiste una grandissima opportunità per le attività di raccolta fondi online, opportunità che però non riesce ancora a decollare a causa soprattutto della scarsa informazione da parte delle associazioni no profit e della ancora debole impostazione della comunicazione sociale per il no profit. Incontrare il donatore 3.0 vuol dire infatti innanzitutto cominciare a comunicare sui suoi canali, social e app in primo luogo, e su questo aspetto il no profit nostrano risulta ancora in ritardo. Probabilmente più dei decreti legge o delle nuove misure a tutela del terzo settore, il futuro dei progetti sociali in Italia passa da questa finestra (specialmente quella del mobile; dei 20 milioni di internauti ben 16 di questi si collegano tramite mobile), e tra pochi anni (secondo alcuni pochissimi; meno di cinque) le donazioni online rappresenteranno oltre il 90% delle donazioni totali.

Uno sguardo più approfondito ai dati da modo di prevedere inoltre le modalità di fundraising ed i futuri sviluppi di questa attività di raccolta fondi; già nel corso del 2014 infatti le donazioni crowdfunding a organizzazioni no profit ha visto prevalere la donazione online su quella del bollettino postale (28% contro 25%) anche se in termini di volume questo sorpasso non si è ancora  realizzato nei confronti del bonifico bancario (le donazioni online sono, in genere, più basse). Non bisogna farsi trarre però in inganno da questo dato e l’indagine di Duepuntozero Doxa lo esamina molto bene;  la presumibile scarsa fiducia nella moneta elettronica infatti viene immediatamente scagionata da una schiacciante propensione alla donazione via web (oltre 3 intervistati su 4 giudica sicuro questo canale) e il 62% utilizzerebbe volentieri il cellulare, magari con una applicazione apposita. Proprio qui si concentra forse il nocciolo della raccolta fondi di domani. La maggior parte delle associazioni no profit infatti non dispone ancora di una app dedicata alle attività di crowdfunding o di un un QR-code, e questo indubbiamente la appesantisce sul piano della donazione 3.0 che è, e sarà, sempre più un atto estemporaneo, emozionale e dunque, compiuto nell’immediatezza di un momento, sul tram, al ristorane o semplicemente per strada mentre si attende un appuntamento. La correlazione tra un senso di soddisfazione (22%) e gioia e felicità (registrata nel 38% degli intervistati) impone proprio l’impegno di non “inquinare” questa emozione con un sistema di accredito troppo complesso o macchinoso.

Il donatore 3.0 risulta essere una persona sempre più “smile”, calata in quella realtà “liquida” già teorizzata da Zygmunt Bauman, e per intercettare questo enorme bacino occerre al più presto rendere altrettanto “liquida” e “smart” anche la comunicazione delle associazioni no profit. È da qui che passa davvero il futuro del terzo settore.

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Associazioni no profit di domani nel web 3.0

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